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Eventi, Restauro
15/12/19

Intervista con la Presidente Paola Gribaudo, dallo scorso aprile al vertice dell’antica e prestigiosa istituzione torinese. Tra formazione, mostre e valorizzazione, un quadro completo dei programmi per il rilancio.

Accademia Albertina in gran spolvero: per l’istituzione torinese è una stagione ricca di attività, inaugurazioni, collaborazioni. Tra queste ultime, un posto di rilievo spetta alla Consulta di Torino, che è stata coinvolta in due iniziative: da una parte con il suo annuale progetto didattico, che a giugno ha visto la partecipazione di 25 studenti dell’Accademia; dall’altra con l’intervento sulla Sala dei Cartoni Gaudenziani, resa spettacolare dalla nuova illuminazione e da una comunicazione tecnologicamente all’avanguardia. Abbiamo incontrato Paola Gribaudo, che ha un’agenda fitta di programmi e tante idee innovative da realizzare.  

Una fotografia dell’Accademia oggi. Come funziona e quali peculiarità possiede nel contesto di scuole analoghe in Italia? 

L’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino è una delle Accademie più importanti d’Italia, sia per la sua storia, sia per numero di allievi: oggi sono circa 1500, di 40 nazionalità diverse, e tra loro almeno 400 cinesi. La peculiarità che ci caratterizza è che rispetto ai tradizionali corsi delle Accademie (pittura, scultura, arti decorative) proponiamo altri 10 insegnamenti su materie meno tradizionali, quali ad esempio fotografia, digital art, restauro… corsi a cui tra poco si aggiungerà anche cinema. E proprio nella prospettiva di un’offerta sempre più larga, a fine agosto abbiamo firmato un’intesa con il Conservatorio per la creazione di un “Polo delle Arti”: per ora è un progetto sulla carta, ma presto dovrebbe concretizzarsi con l’istituzione di master di 3° livello in cinema e televisione, dedicati a figure professionali oggi particolarmente richieste. 

Una formazione orientata a creare figure utili. 

Esatto. E in questo senso vorremmo aprire dei contatti anche con l’Unione Industriale per dare uno sbocco ai ragazzi. Chi si iscrive all’Accademia lo fa perché sente di avere un talento interiore: per questo il messaggio che vogliamo trasmettere alla società civile, e con essa alle aziende, è che il mondo contemporaneo ha bisogno di creativi. Una parola, questa, che deve essere declinata in modo ampio: perché dall’Accademia non escono solo pittori e scultori, ma anche ragazzi che si dovranno occupare di comunicazione. Nella nostra Pinacoteca, ad esempio, abbiamo sempre degli stagisti che a rotazione imparano come si allestisce una mostra, come si redige un comunicato stampa, come si interagisce con l’assicurazione e come si imposta un catalogo e la comunicazione. Lo sbocco di un giovane laureato dell’Accademia probabilmente non sarà una casa editrice o un museo: magari andrà da Prada o alla Ferrero, e un comunicato stampa dovrà scriverlo anche lì, per un prodotto o per una mostra. L’idea di base è che coloro che escono dall’Accademia debbano essere preparati ad affrontare ogni situazione: se hai seguito il corso di comunicazione o progettazione, quando ti chiedono di montare una mostra devi sapere quali sono i passaggi per arrivare al risultato finale. 

Qual è invece il ruolo dell’Accademia come istituzione che promuove mostre, cultura, autori? 

L’Accademia Albertina possiede una Pinacoteca. È quello il luogo che tradizionalmente utilizziamo per le mostre, a cui adesso si aggiunge il nuovo spazio ipogeo della Rotonda del Talucchi, recuperato grazie all’intervento della Compagnia di San Paolo. È un ambiente di grande fascino, che in futuro potrebbe ospitare la Pinacoteca del ’900. Per il momento verrà destinato a mostre temporanee: Artissima, per esempio, mi ha chiesto di poterlo utilizzare per l’edizione del prossimo anno, richiesta che valuteremo con il Direttore. 

Come intende lavorare su questo settore di attività? 

Almeno una volta all’anno vogliamo lasciare uno spazio ai professori e agli artisti che si sono formati qui. Ecco perché la mostra inaugurata il 28 novembre è dedicata a Paola de’ Cavèro, che è stata una nostra docente di arte e scenografia. Sarà allestita in Pinacoteca, all’interno del percorso dell’esposizione permanente: un dialogo tra la collezione e le opere contemporanee, molte dedicate al mondo dell’Opera. Ogni artista a cui dedichiamo una mostra dona poi un’opera, che entra a far parte della futura Pinacoteca del ’900. In seguito avremo una mostra dedicata all’arte figurativa dell’Accademia Glazunov (un’accademia moscovita di pittura, scultura e architettura) e, a partire dalla primavera prossima, vorrei allestire nell’ipogeo della Rotonda una mostra che si intitolerà “Le stanze sono piene di libri”, con lo scopo di rivalutare il patrimonio di libri della nostra biblioteca: un’autentica miniera da cui dobbiamo tirare fuori i gioielli. In autunno, infine, sarà la volta di “Disegnare la città”: la mostra più importante, che costruiremo partendo dalle nostre collezioni, in collaborazione con la Fondazione Accorsi e il Museo d’Impresa di Reale Mutua. Sarà pensata come un percorso destinato a coinvolgere la città per conoscerne la storia dal 1884 al 1911. 

Non pensa che rispetto agli altri Musei torinesi la Pinacoteca dell’Albertina sia poco vista, considerate le potenzialità che possiede? 

È vero, e per questo motivo la promozione e la comunicazione sono punti prioritari. Per cominciare, con l’occasione dell’inaugurazione della Sala dei Cartoni Gaudenziani, metteremo un banner permanente all’angolo tra Via Po e via Accademia Albertina, che riporti orari della Pinacoteca e indicazioni per raggiungerla. Un altro dei miei obiettivi sarà istituire l’Associazione degli Amici dell’Accademia Albertina, sulla falsariga di analoghe associazioni operanti in altri musei. In ogni caso, la linea della mia presidenza sarà fortemente orientata a valorizzare ciò che abbiamo, perché esiste uno straordinario patrimonio praticamente sconosciuto. Un discorso che naturalmente non esclude le sinergie: l’Accademia, ad esempio, è uno degli attori nel palinsesto della grande mostra sul Barocco della primavera prossima, che vedrà come capofila la Reggia di Venaria, ma toccherà l’intera regione con eventi, restauri, convegni, laboratori. 

Anche la Sala dei Cartoni Gaudenziani, rinnovata dall’intervento della Consulta, va nella direzione di una trasformazione nel rinnovamento. 

Certamente è mia volontà portare alla luce i documenti inediti dell’Archivio, un’importante tradizione storica che deve essere comunicata e resa viva. 

Infine i libri, tema che credo le stia a cuore, essendo un’esperta in materia… 

I libri sono la mia vita. Per l’Albertina sto curando il restyling delle collane e dei cataloghi: la prima ad uscire, il 5 dicembre, sarà la nuova guida della Pinacoteca Albertina, e l’anno prossimo, come detto, uscirà il volume sui Cartoni Gaudenziani. Ma sui libri mi piace sottolineare ancora un’altra iniziativa, i bibliotour che vengono organizzati in Pinacoteca, nella saletta azzurra. Qui la nostra bibliotecaria presenta a chi si iscrive le edizioni originali di splendidi volumi antichi, spiegandone la storia e le caratteristiche. Incontri speciali, che riscuotono sempre molto interesse.