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Eventi, Restauro
30/05/16

Collocato nella zona di comando (in posizione defilata, tra Palazzo Reale e il Duomo), Palazzo Chiablese è forse la meno conosciuta delle dimore sabaude di Torino. Il pubblico frequenta numeroso le mostre che vengono allestite negli spazi del piano terra, ma pochi conoscono la parte più nobile del Palazzo: l’ampio appartamento al primo piano disegnato da Benedetto Alfieri, uno dei grandi nomi dell’architettura piemontese del Settecento. A condizionare il destino del Palazzo è stata la particolare destinazione d’uso: il nome è infatti associato da molti decenni alla Soprintendenza torinese, che qui ha i suoi uffici e la sua sede direttiva. Ma ambienti di assoluto pregio come quelli alfieriani non potevano rimanere estranei al rinnovamento culturale che sta investendo Torino in questi anni. E così la Soprintendente Luisa Papotti ha dato il via a un’operazione di riordino destinata gradualmente a cambiare lo stato delle cose, in previsione di una riapertura al pubblico. Il primo passo in questa direzione è stato il recupero del Gabinetto degli Specchi e del Gabinetto dell’Alcova, tornati aulici grazie all’intervento della Consulta di Torino e al lavoro del Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale.

Giusto precisare, intanto, che più che di un restauro si tratta di una manutenzione conservativa. Da lungo tempo adibite a uffici per necessità logistiche, le sale sono state prima sgombrate da schedari e scrivanie, e poi sottoposte a uno scrupoloso intervento di pulitura. Tra gli elementi più interessanti emersi nel primo ambiente, oltre alla sostanziale integrità dell’allestimento settecentesco, le mantovane e i pregiati tendaggi in seta operata bicolore. Le prime, che erano ancora in discreto stato di conservazione, sono state rimosse  e subito inviate presso il Centro della Venaria per l’intervento di recupero conservativo. Sono state rimontate a metà giugno; le tende sono state invece sostituite da nuovi tessuti ignifughi ricercando l’accordo cromatico con i tessuti originali. “Adesso – dice Roberta Bianchi, restauratrice della Soprintendenza che ha svolto la Direzione Scientifica dell’intervento – nel Gabinetto degli Specchi si apprezza una luminosità nuova e un senso di ritrovata nobiltà. Inoltre, nel corso del lavoro abbiamo anche individuato passati interventi di trasformazione della volta, che negli anni ’50 del Novecento appariva danneggiata: si operarono integrazioni cromatiche sulle pitture e una revisione delle dorature”. Più consistenti i cambiamenti subiti dal Gabinetto dell’Alcova, a cui in origine era annessa una piccola cappella, di cui si erano poi perse le tracce. “Nell’Ottocento – spiega ancora Roberta Bianchi – con l’insediamento nel Palazzo dei Duchi di Genova, la cappella risulta trasformata in guardaroba e la sacrestia in bagno. Documentata dalle fonti d’archivio, la sua presenza ci è stata confermata dalle evidenze sul campo: abbiamo rintracciato i raggi dorati dello Spirito Santo e le tracce delle tinte originarie, giocate sui toni dell’azzurro”.

Tra i motivi di speciale interesse legati al lavoro di Palazzo Chiablese, il fatto che l’intervento sia stato eseguito da 4 allievi del corso di laurea in dipinti murali e stucchi e 10 del corso dedicato agli arredi lignei del Centro di Restauro e Conservazione di Venaria. Per loro si è trattato di un’esperienza molto fruttuosa: un cantiere didattico complessivamente di circa 1 mese, durante il quale i giovani hanno affrontato le varie problematiche di un cantiere articolato che ha interessato varie tipologie di opere, effettuando anche la mappatura del degrado. Una fase di osservazione, analisi e trascrizione fondamentale nella formazione di un restauratore.